La prima Galleria d’arte contemporanea a cielo aperto di Cagliari, è viva
Reportage dell’ultimo anno di attività e prospettive per un nuovo anno di crescita comunitaria.
Era l’estate del 2014 quando a Cagliari quindici street artist realizzavano una serie di opere d’arte contemporanea lungo il tratto che della pista ciclabile del porticciolo di Su Siccu conduce al Parco di Molentargius, dando i natali alla Galleria del sale.
Prima galleria d’arte contemporanea a cielo aperto di Cagliari, il progetto – pensato e realizzato dall’associazione Urban Center – oggi è un punto di riferimento: fu inaugurato come spazio di espressione per gli artisti, offrendo contemporaneamente alla città tutta l’occasione di arricchirsi di nuove opere e modalità di valorizzazione dell’arte; al territorio invece, nuove possibilità di scambio culturale (ma anche economico), riqualificazione e innovazione.
Ad oggi sono circa 50 le opere e altrettanti artisti che negli anni hanno lasciato le proprie tracce lungo la passeggiata.
Da percorso che – nonostante conducesse già da allora verso uno dei poli naturalistici più belli della città – era a tratti stato abbandonato in balia dell’incuria, Galleria del sale è divenuta e diviene sempre di più un luogo di socialità, fruizione dell’arte, creazione di nuove opere e con esse anche nuove consapevolezze artistiche in rapporto allo spazio urbano: i grigi setti portanti dei cavalcavia sono diventati grandi tele; la passeggiata oggi è un museo a cielo aperto dove l’arte, può davvero essere di tutti.
Varietà è qualità
Se negli anni precedenti la direzione artistica garantiva il coinvolgimento degli artisti soprattutto grazie a finanziamenti provenienti da privati, nel 2022 accedere ai finanziamenti pubblici grazie alla vittoria del bando Cultura del Comune di Cagliari ci ha permesso un’organizzazione – nonché un profondo respiro – triennale. Una gradevole apertura che consente inoltre una pianificazione legata non solo all’ampliamento ma anche al mantenimento della Galleria.
Prima nonché principale esigenza affrontata quest’anno è stata la ristrutturazione delle nove opere vandalizzate (qua il comunicato stampa), a partire dal muro di Lorenzo Murgia.
“In strada è tutto naturale – dichiarò alla vigilia dell’inaugurazione Murgia – l’interazione con l’arte comprende e contempla anche l’azione umana non solo il panorama; la città è come un grande animale che cambia e muta nel tempo, il fatto che la mia opera sia stata dipinta di nero non mi turba più di tanto, mi piace l’idea di stratificare e aggiornare”.
A seguire, è spettato all’artista Ruben Mureddu il compito di impreziosire ulteriormente la Galleria del Sale: con il suo raffinato stile pittorico, piacevole contrasto con gli stili contemporanei presenti nel resto del percorso, ha agito laddove un’altra opera realizzata dall’artista Alessio Zucca era stata crossata.
Infine con un terzo e ultimo intervento artistico nel 2022, l’artista Andrea Milia ha restaurato un’altra opera coperta, con un pezzo che per materiali e linguaggi si discosta dal resto degli interventi.
Il Bando Cultura ha dato quella stabilità (anche) economica utile inoltre a incorporare nella Galleria nuove opere e con esse, nuove modalità di fare arte.
Ai murales, graffiti, installazioni di fiber art e scultoree, Milia ha aggiunto una targa: la sua opera è infatti un arazzo di pietra, un’incisione su granito nero installata su un muro della Galleria che differisce dalla street art così come dal muralismo contemporaneo, sia in termini di tempo che di valore dei materiali utilizzati.
Il passaggio è più concettuale che visuale: l’intenzione è quella di mantenere ma allo stesso tempo guardare oltre il discorso pittorico, garantendo sempre a qualunque azione nello spazio pubblico una dimensione – appunto – pubblica e accessibile a chiunque voglia fruire dell’arte in ogni sua sfumatura. Qualunque linguaggio possa essere – dal punto di vista dell’artista – dedicato al pubblico tutto (sia esso con tecniche sperimentali, contemporanee o innovative) troverà spazio di libera stesura lungo le pareti della Galleria, allo scopo di avvicinare un binomio per noi perfetto: varietà è qualità.
Arte come mezzo per la cura dello spazio pubblico
Consapevolezza ultima resta comunque quella di voler ampliare ulteriormente la platea di possibili attori che possono scegliere di agire nello spazio. L’intenzione prossima è quindi aprire ai privati avviando un processo legato non al finanziamento di nuove opere, quanto più al mantenimento di porzioni dello spazio urbano. Alla volontà di aumentare la produzione artistica liberamente fruibile dal pubblico in città.
Il vincolo sarà quindi quello che vuole ogni azione “privata” nella Galleria, legata a un’esigenza necessariamente pubblica.
Non creeremo di conseguenza occasioni volte in qualche modo alla pubblicizzazione di determinate realtà o personalità private, ma collaborazioni finalizzate a coinvolgere privati nel prendersi cura di un pezzo della città e di chi lo vive con azioni volte a innovare e avere un impatto positivo sul territorio.
Le aziende sono attori territoriali, ed essendo i temi dell’innovazione sociale e territoriale pilastri alla base di ogni progetto di Urban Center, vogliamo unire la necessità delle aziende di essere presenti nel territorio a quella degli artisti di creare nuovo immaginario.
In questo modo vogliamo inoltre confermare l’idea che l’arte possa essere strumento di innovazione, mezzo per la cura dello spazio pubblico, veicolo per azioni volte ad aumentare il personale grado di affettività al luogo allo scopo di mantenerlo in vita per chi c’è e per chi verrà.
In conclusione, quello che la Galleria vuole diventare a partire dal 2023 è non un luogo nuovo, snaturato rispetto alla sua collocazione geografica e socialmente riconosciuta, ma un luogo che sia somma di stratificazioni sociali e artistiche, esito diacronico dell’azione di più attori: non più solo noi come Urban Center, non solo il Comune di Cagliari ma anche tutti quei privati che hanno la liquidità per supportare progetti e azioni nel territorio, per il territorio.
Galleria del sale è viva e soprattutto, vuole mantenere in vita non tanto se stessa, quanto l’idea di arte come vera res publica.